Uliviero Benjamin Daccorsi, figlio di Amerigo Daccorsi, nato il 19 luglio 1927 a Santa Lucia, California è uno splendido bambino dagli occhi azzurri e dai riccioli biondi. Si chiama così perchè è stato trovato nell’incavo di un albero, fra i trenta ulivi che Mister Amerigo ha fatto arrivare dal Sud Italia.
Amerigo è figlio di due emigrati italiani. A Santa Lucia, in California, è diventato ricco grazie ad un terreno coltivato ad arance, mandarini e limoni. Non era un uomo eccentrico anche se il capriccio di farsi recapitare dall’Italia un uliveto potesse farlo apparire tale. Quello era solo un modo per sentirsi vicino alla sua amata terra lontana. Uliviero è il suo miracolo venuto dal mare.
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È il 1985. Siamo a Stezzano, un paese in provincia di Bergamo. Anita e la sua famiglia, composta dai genitori e dal fratellino Filippo, si sono appena trasferiti qui. Hanno abbandonato la loro terra del sud per ricominciare.
Papà aveva scelto una villetta a schiera, una di quelle villette di nuova costruzione, appena fuori dal paese. Ci eravamo trasferiti durante l’inverno. La lettura del volume Montale, curato da Paolo Marini e Niccolò Scaffai e pubblicato da Carocci editore nella collana Studi superiori (Letteratura italiana: autori, forme, questioni, diretta da Emilio Russo e Franco Tomasi) mi ha fornito l’occasione perfetta per indagare con immenso piacere la figura di questo straordinario poeta. Ci sono dei personaggi della nostra storia letteraria che ci hanno lasciato un’eredità inestimabile nei loro scritti, e Montale è uno di questi: ha saputo scrutare il mondo nel suo madreperlaceo vibrare con dolcissima, ferma saggezza, ritraendolo nelle sue parole, consegnandoci poesie di enorme valore letterario.
Date parole al vostro dolore, altrimenti il vostro cuore si spezza. E così Sara ha fatto quello che suggeriva William Shakespeare: ha cercato le parole e le ha trovate, in fondo all’anima. Le ha prese e ci ha riempito il suo cuore inAttesa, costruendosi intorno una parentesi di serenità. Per rimettere insieme i pezzi. Per dare ossigeno alle idee e liberare i pensieri. È nato così Il vizio dell’infelicità.
Tommaso, Filippo, Andrea e Stefania sono quattro intrepidi ragazzini. Con il loro coraggio e la loro brillante simpatia animano le pagine del primo romanzo di Rosanna Oberbizer, edito Bookabook, rendendosi protagonisti di un viaggio inaspettato e indimenticabile.
La conquista dei diritti delle donne è un cammino iniziato secoli fa, una strada terribilmente lunga che ancora oggi percorriamo, a singhiozzi, fra mille difficoltà. È sempre rassicurante, però, in un certo senso, guardare al passato: riecheggiano nelle pagine della nostra storia le voci di donne forti, coraggiose, uniche, che hanno saputo disegnare un futuro nuovo, in un mondo di uomini, fatto su misura per gli uomini.
Testa, cuore, coraggio e ali per volare. RBA dedica alle Grandi Donne della nostra storia un’intera collana, per riscoprirne il valore storico e sociale, per non dimenticare le loro uniche battaglie, per lasciarci ispirare dalla loro tenacia. Una collezione di monografie accurate ma semplici, scorrevoli e narrative che raccontano le grandi scienziate, attiviste, avventuriere, scrittrici della nostra storia con dedizione, ci presentano le loro vite, le loro fragilità, le loro passioni. La parola antologia deriva dal greco (ánthos), fiore e (légo), raccolgo. Indica quindi una raccolta di brevi componimenti, in genere epigrammi, veri e propri fiori poetici. Questa antologia, quella di cui parla Io, un manoscritto, è una delle più famose di tutti i tempi. È l’Antologia Palatina, nata a Costantinopoli intorno al 950 d.C. Io, un manoscritto è un libro in prima persona: è l’Antologia a raccontarsi ai lettori, coinvolgendoli nello straordinario viaggio della sua emozionante esistenza. Fra Turchia, Italia, Inghilterra e Germania, l’Antologia ha viaggiato a lungo prima di giungere nella sua collocazione definitiva. Un’avventura fuori dall’ordinario narrata da Simone Beta in modo semplice e accattivante, adatta anche ai non addetti ai lavori; racconto agile e snello, scattante, breve ma ricercato, una bellissima, puntuale ricostruzione storica e letteraria.
Non sarò mai in grado di tradurre in parole la bellezza dei disegni che Anderle ci regala in questo libro. Hanno un calore fuori dal comune, sanno abbracciare il cuore, regalano dolcezza all’anima. E poi sono leggeri, di una leggerezza impalpabile data da un tratto sapiente, raffinato, elegante, pulito. Nei disegni di Anderle Vincent Van Gogh rinasce e rivive, e gli viene restituita con amore e passione la sua straordinaria dignità di grande sognatore. La maggior parte delle persone pensa che Van Gogh sia stata una persona triste, pazza e malinconica. Leggendo le lettere al fratello Theo emerge invece una persona solare che amava la vita. La pulsione creativa di Van Gogh è figlia del suo animo tormentato, costantemente in bilico fra il baratro e il cielo. Dalla sua posizione non ordinaria, però, Vincent guardava meglio il mondo, scandagliandone gli abissi più profondi senza paura, abbracciando la terra tutta con tenerezza, comprendendone contraddizioni e malinconie. Ieri, verso sera, nei boschi, ero intento a dipingere un terreno leggermente digradante, coperto di foglie di faggio secche, quasi polverizzate. Il terreno era di un colore rosso bruno, in alcuni tratti più chiaro e più scuro in altri, e queste sfumature erano maggiormente accentuate dalle ombre degli alberi che le striavano di strisce più o meno cupe, a volte nitide, a volte semisfocate. Il problema consisteva — e l’ho trovato molto difficile — nell’ottenere la giusta intensità di colore, nel rendere la forza, l’enorme compattezza, di quel terreno; e solo dipingendo mi sono accorto, per la prima volta, di quanta luce c’è ancora nel crepuscolo. Io dovevo cercare di conservarla, quella luce, rendendo al tempo stesso lo scintillio e la profondità di tutta quella gamma di colori…. Ti descrivo la natura, e non saprei dire nemmeno io sino a che punto sono riuscito a coglierne un riflesso, nel mio schizzo; tuttavia, so perfettamente che sono stato colpito da quell’armonia di verde, di rosso, di nero, di giallo, di turchino, di bruno e di grigio. Però, per dipingere questo, ho dovuto rompermi la schiena. L’immagine di Vincent Van Love è ricavata dalle bellissime lettere che il pittore scriveva a suo fratello Theo, al quale fu sempre incredibilmente legato. Theo lo amava molto e lo salvò dalla solitudine standogli accanto, con pazienza e premura, assecondandolo nel difficile cammino dell’esistere. Questo splendido rapporto emerge in tutta la sua dolcezza nelle lettere, di recente rivalutate e considerate utili alla descrizione di un personaggio straordinario, coltissimo, sensibile, ambizioso e sfortunato. Nelle lettere emerge l’uomo Vincent, immerso nel presente. Gli scritti del pittore sono la più diretta testimonianza per ricostruirne la biografia, una biografia sulla quale si è sovrapposta una mitologia che spesso può essere «smontata» proprio grazie alle lettere. (1) Van Gogh concentra una serie di riflessioni sull’arte e sulla pittura come pochissimi altri artisti sono stati capaci di fare. Raccontandosi, ci permette di entrare nel suo mondo in punta di piedi, e di capire le intenzioni che stanno dietro e dentro al suo lavoro, gli obiettivi che si è dato, la consapevolezza dei risultati raggiunti e l’insoddisfazione per quelli non ancora centrati. Inoltre, l’autore dimostra anche innegabili capacità di scrittura: sa raccontare e divagare per poi addensarsi in riflessioni raffinate, oppure autoanalizzare la propria condizione, i suoi disagi, anche gli accessi provocati dalla sua malattia mentale, descritti con grande lucidità. Le lettere descrivono la vita, nel suo singhiozzo di difficoltà quotidiane. L’artista visse spesso in condizioni di ristrettezze economiche, costretto a chiedere prestiti al fratello o ad altri parenti. Amava sognare il suo futuro con coraggio, pur essendo spesso costretto a fare i conti con un’esistenza che non gli dava grosse soddisfazioni. Sento in me una tal forza creativa che sono sicuro verrà il giorno in cui sarò in grado di produrre regolarmente ogni giorno cose buone. Passo di rado una giornata senza far niente, ma ciò che faccio non è ancora quello che vorrei. Mi capita tuttavia di provare l’impressione che ben presto sarò in grado di creare opere remunerative, e non mi stupirei se questo accadesse da un giorno all’altro. In ogni caso, sento che la pittura ridesterà ancora, indirettamente, qualcosa in me. Sognava di vivere in una comunità di pittori autogestita: un ambiente frizzante, vivace, colorato in cui poter liberare la fantasia e nutrirsi quotidianamente di creatività. Quando si vive con gli altri e si è uniti a loro da affetto sincero, si è consapevoli di avere una ragione di vita e non ci si sente del tutto inutili e superflui. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro per compiere lo stesso cammino come compagni di viaggio, perchè la stima che abbiamo di noi stessi dipende molto anche dai nostri rapporti col prossimo. Per un po’ di tempo visse con Paul Gauguin, ma la loro convivenza fu inevitabilmente danneggiata dall’eccessivo consumo di alcol da parte di Vincent. Quando Gauguin partì per i tropici, Van Gogh cadde in depressione. Iniziò così il terribile periodo vissuto in manicomio, allietato saltuariamente dalle visite del sempre caro Theo. TI scrivo per dirti quanto ti sono grato della tua visita. Quando ti ho rivisto e ho ripreso a camminare con te, ho avuto una sensazione che da tempo non provavo più, come se la vita fosse qualcosa di buono e prezioso da tener caro. Mi sono sentito più vivo e più allegro di quanto non mi sia sentito da molto tempo. Poi, di nuovo, all’improvviso, il baratro. Nel 1889 nacque suo nipote: Theo gli diede il nome di Vincent. Van Gogh ebbe un terribile attacco allucinatorio, si sentiva un peso per la sua famiglia. L’essere, nudo, in tutta la sua tremenda fragilità. Van Gogh morì nel Luglio 1890. Le sue ultime parole furono «Ora vorrei ritornare». Non sei mai andato via, in realtà, Vincent Van Love, perchè sei sopravvissuto nei tuoi quadri straordinari, nelle parole piene d’amore e di vita che ci hai lasciato. Di vita, perchè vivere non significa essere sempre felici, ma accettare il peso di camminare nel mondo alla ricerca della propria meta. D’amore, perchè eri un uomo buono, gentile, saggio e fragile che amava la sua missione, Più ci penso e più mi rendo conto che non c’è nulla di più veramente artistico che amare gli altri. Non vivo per me ma per la generazione che verrà. Grazie a Ernesto Anderle per aver raccontato con infinita maestria questa storia speciale. Non fatevi sfuggire questo libro. Grazie alla casa editrice per avermi fornito una copia del libro.
Fonti e approfondimenti
Descrizione del libro Titolo: Vincent Van Love Autore: Ernesto Anderle Caratteristiche: 144 pp. col, brossura con alette ISBN: 9788833140513 Prezzo 17,00€ La maggior parte delle persone pensa che Van Gogh sia stata una persona triste, pazza e malinconica. Leggendo le lettere al fratello Theo emerge invece una persona solare che amava la vita. Tratto dalle seguitissime pagine Facebook e Instagram di Vincent Van Love, un libro che è un abbraccio sincero, un inno alla forza delle emozioni, una rappresentazione potente della fragilità e della sensibilità umana. http://www.beccogiallo.it/prodotto/vincent-van-love/ Siamo nel 1885, a Pittsburgh. Elizabeth Jane Cochrane è una giovane donna, tutti in famiglia la chiamano Pink. È nata ventuno anni prima nel villaggio di Cochran’s Mills, in Pennsylvania, ed è presto rimasta orfana di suo padre, un ricchissimo proprietario terriero (il suo cognome aveva persino dato il nome all’intero villaggio). (1)
Alla morte del padre, Elizabeth e sua madre sono state costrette a scrivere un nuovo inizio. Sua madre si è risposata con un uomo molto violento, mentre Elizabeth ha frequentato per un po’ di tempo una scuola che ha poi dovuto abbandonare. Si ritrova adesso senza denaro, senza un padre e senza aspettative. E senza un futuro. (2) È più che nota a tutti l’espressione Agatha Christie regina del giallo. Ma il giallo, per definizione, cos’è? In questo articolo, che realizzo in onore dell’uscita del Drago Mondadori Poirot, tutti i racconti (https://www.oscarmondadori.it/libri/poirot-tutti-i-racconti-agatha-christie/) proverò a riassumere i punti più interessanti del contesto storico in cui si colloca la scrittrice britannica, che si intreccia con la definizione del genere a cui si dedicò per tutta la vita.
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