Date parole al vostro dolore, altrimenti il vostro cuore si spezza. E così Sara ha fatto quello che suggeriva William Shakespeare: ha cercato le parole e le ha trovate, in fondo all’anima. Le ha prese e ci ha riempito il suo cuore inAttesa, costruendosi intorno una parentesi di serenità. Per rimettere insieme i pezzi. Per dare ossigeno alle idee e liberare i pensieri. È nato così Il vizio dell’infelicità. Sara ha trentacinque anni. Ha un’eroina: la musica. Scrive canzoni. Ha una madre e un padre che la amano infinitamente e che non stanno più insieme. E poi ha un’amica ipocondriaca, Chiara, e un amore, Matteo, con cui ha cinque anni di storia, quattro anni e mezzo di convivenza e venti di amicizia - una vita. Matteo è un uomo con cui non va più d’accordo. Vorrebbe litigarci, urlargli in faccia, ma niente. E Matteo continua ad «essere lui».
Da otto mesi si sveglia con la tosse, ma i medici non capiscono cosa abbia: ha controllato tutto, proprio tutto, e fatto un sacco di ecografie, radiografie e altre cose che finiscono in -ie. Troppe domande e poche risposte. Sara è sempre stanca, la notte suda e forse ha anche un po’ di febbre. Sarà lo stress. E invece. C’è un capitolo in questo libro che è fatto di tre pagine bianche. Si chiama Buio. È il capitolo che segue le pagine in cui Sara racconta di come ha scoperto il suo linfoma. E non è un capitolo, in fondo, questo Buio. È una sensazione. È buio, per davvero. E mi riempie gli occhi e il cuore. Io lo sento, questo buio, lo vedo, e capisco che scriverlo nelle pagine con inchiostro trasparente è l’unico modo che ha trovato Sara per liberarsene. L’ha affidato a Il vizio dell’infelicità così, per liberare il cuore, la mente e l’anima. Buio. Qui, sulla carta. E poi c'è Hey Jude. La prima cosa che ha fatto Sara, dopo aver ricevuto La Notizia, è stata mettersi a cantare. Non aveva mai cantato così bene. È il cuore a farlo. Sara ha un tumore. Si chiama linfoma di Hodgkin, ed è una massa di undici centimetri incastrata nel suo petto. Deve sottoporsi ad una chemioterapia. Si sente sola, persa, in una bolla circondata di disordine. In ospedale incontra Marta, e impara a condividere con lei il dolore, i silenzi e le marmellate. Marta non la molla un attimo, e affronta con lei il momento terribile della prima chemio. La accarezza con dolcezza e pazienza, le ripete che andrà tutto bene. Ricucire i frammenti di una vita andata in pezzi dopo un’evento traumatico non è facile. A me, onestamente, sembra impossibile. Ma Sara Calzavacca ci riesce, e con la narrazione crea una coperta calda, morbida, accogliente, un rifugio per il cuore e per la mente: vien fuori un libro di centoventi pagine che è un racconto che ha i suoi tempi, lento e disteso, vero, trasparente. Un romanzo, il suo primo romanzo, che profuma di vita e pulsa di emozioni genuine. Vorrei ringraziarti, Sara, dandoti del tu come ti conoscessi da sempre, per averci fatto questo grandissimo dono. Questo libro si è fatto leggere tutto d’un fiato, fra sorrisi e lacrime. La tua spigliatezza è straordinaria, il tuo amore per la vita va oltre qualsiasi limite stabilito dall’umano. [Ho iniziato a seguirti su Instagram perchè sei troppo forte, troppo simpatica e troppo dolce. Mi sono molto affezionata alla tua storia e adesso son qui che faccio il tifo per te, ‘a cuore pieno’. Grazie, Sara, grazie] L’autrice Sara Calzavacca https://www.instagram.com/meinattesa/ nata a Bollate nel 1983, è cresciuta col sogno di vivere circondata da musica e libri. Nel 2013 ha pubblicato il suo primo album di inediti Sono indecisa, nel 2017 ha iniziato il suo amato lavoro di coordinatrice nella Scuola di Musica MC di Milano e dal 2019 scrive per il settimanale Settegiorni. Il vizio dell’infelicità è il suo romanzo d’esordio, con il quale racconta la propria storia. Estratto Da piccola avevo una lista di eroi ai quali ero molto affezionata. I primi che mi vengono in mente risalgono a quando avevo otto anni e guardavo il cartone animato delle Tartarughe Ninja, che hanno giocato un ruolo fondamentale nell’aiutarmi a sconfiggere la paura del buio. Ogni volta che dovevo alzarmi nel pieno della notte per andare in bagno, sentivo di correre il rischio di non tornare mai più. Avevo bisogno di fare pipì, ma l’idea di abbandonare il letto e infilarmi in quel corridoio buio e minaccioso mi faceva venire ben altri stimoli. Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo abitavano nelle fogne, quindi se fossi arrivata fino al bagno illesa, loro mi avrebbero protetta. Così, lanciavo in aria le coperte, saltavo fuori dal letto e correvo per il corridoio trattenendo il fiato, per poi chiudermi immediatamente la porta del bagno alle spalle. Nel 1991, poco prima di Natale, la Mattel promosse l’uscita di un giocattolo ispirato proprio alle Tartarughe Ninja mutanti: piccole testuggini di plastica alle quali, schiacciando un pulsante, si poteva aprire la pancia, ruotare la testa e far spuntare gambe e braccia al posto delle zampe. A mutazione completata si otteneva un Vin Diesel bonsai. Una di loro in particolare mi aveva rubato il cuore: Michelangelo. Era impulsivo, coraggioso, aveva la credibilità che meritano solo i personaggi che a prima vista pare non ne meritino affatto, ma che poi fanno o dicono qualcosa che ti lascia a bocca aperta a riflettere sui massimi sistemi. Link https://bookabook.it/libri/vizio-infelicita/
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