La parola antologia deriva dal greco (ánthos), fiore e (légo), raccolgo. Indica quindi una raccolta di brevi componimenti, in genere epigrammi, veri e propri fiori poetici. Questa antologia, quella di cui parla Io, un manoscritto, è una delle più famose di tutti i tempi. È l’Antologia Palatina, nata a Costantinopoli intorno al 950 d.C. Io, un manoscritto è un libro in prima persona: è l’Antologia a raccontarsi ai lettori, coinvolgendoli nello straordinario viaggio della sua emozionante esistenza. Fra Turchia, Italia, Inghilterra e Germania, l’Antologia ha viaggiato a lungo prima di giungere nella sua collocazione definitiva. Un’avventura fuori dall’ordinario narrata da Simone Beta in modo semplice e accattivante, adatta anche ai non addetti ai lavori; racconto agile e snello, scattante, breve ma ricercato, una bellissima, puntuale ricostruzione storica e letteraria. L’Antologia è una raccolta di epigrammi: componimenti brevi, a volte brevissimi, di pochi versi, che in origine venivano incisi su oggetti (coppe, statue, pietre tombali). Tra il V e il IV secolo a.C., i greci compresero la grande potenza poetica dell’epigramma, e iniziarono a scriverne per esprimere sentimenti quali l’amore e l’amicizia, oppure riflettere sulla vita e sulla morte, oppure raccontare una storia o descrivere un quadro. Focus: l’epigramma L'epigramma è una breve ed agile composizione in versi che ebbe una notevole carriera nella Grecia antica. In età arcaica (VIII-V sec. a.C.) era soltanto un'iscrizione anonima che veniva incisa sui monumenti funebri o che accompagnava i doni votivi alle divinità. In età classica (V-IV sec. a.C.) era composto anche su commissione, per eventi celebrativi. In età ellenistica (IV-I sec. a.C.) divenne praticamente l'unica forma di poesia, utilizzata per trattare in modo conciso e brillante i più svariati argomenti: la bellezza della natura, delusioni d'amore, avventure erotiche, velenose polemiche letterarie e politiche, descrizioni di opere d'arte, barzellette satiriche, indovinelli e persino problemi aritmetici. "L’amore per la letteratura fu il suo mestiere e la sua vita" Il nonno del manoscritto è Costantino Cefala (Costantino il capoccione) un uomo risoluto e determinato, grande appassionato di poesia. Di epigrammi, in particolare, nonostante si trattasse di un genere non molto di moda ai tempi. Quando non doveva insegnare, Costantino metteva le sue cose in un piccolo bagaglio e partiva per un viaggio che lo portava il più delle volte in Grecia, ma anche sulle coste dell’Asia minore, per raccogliere e trascrivere le iscrizioni che trovava sui monumenti o sulle tombe (epigrammi, appunto). Era un uomo dinamico e sveglio, un sacerdote della cultura con un progetto ambizioso: raccogliere tutte quelle poesie che tanto lo affascinavano. Era riuscito a mettere le mani sulle raccolte più antiche degli epigrammi greci, alcune delle quali erano state compilate più di mille anni prima, fra cui la raccolta di Meleagro di Gadara, ma anche di Filippo di Tessalonica, Rufino e Diogeniano, e le aveva raccolte e messe insieme in un manoscritto che è stato poi copiato di nuovo, è stato corretto, è stato modificato, è stato integrato - un manoscritto che, dopo le numerose peripezie, è giunto fino a voi. I genitori del manoscritto, invece, sono i monaci bizantini che hanno ricopiato tutti gli epigrammi che si leggono nelle 662 pagine che lo compongono. L’editor, invece, è Costantino di Rodi che ha trasformato la raccolta di Cefala in un polveroso scartafaccio (completo, finalmente) alto quasi ventisei centimetri e largo quasi diciotto. I temi delle poesie e la struttura del manoscritto Costantino "il nonno" raggruppò le poesie per tematica trattata: l’amore e la morte, i racconti e le descrizioni, le dediche e gli auguri, i brindisi e gli scherzi. A ognuno di questi temi dedicò un libro della sua antologia. Nel libro comparivano in quest’ordine: amore (eterosessuale), epigrammi votivi, epigrammi funerari, epigrammi «epidittici» (dimostrativi), epigrammi esortativi, simposiali, satirici, erotici (amore omosessuale). A chiusura comparivano gli epigrammi non in forma di distico elegiaco, poi problemi matematici, oracoli ed enigmi. Ciascun libro prevedeva un’adeguata introduzione. Focus, la raccolta La raccolta è stata compilata la fine del IX e l’inizio del X secolo d.C. da uno studioso bizantino, Costantino Cefala. L’opera venne rinvenuta dall’umanista Claude Saumaise nel 1607 presso la Biblioteca di Heidelberg e oggi la maggior parte del testo si trova in Germania, mentre la rimanente è collocata presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. L’Antologia Palatina è costituita dai componimenti di svariati scrittori, sia cristiani che pagani. Questi ultimi sono comunque maggioritari e prevale tra essi il poeta Meleagro di Gadara del quale è riportata una raccolta di epigrammi, la Corona, che comprende anche testi di Alceo e Anacreonte. Nell’Antologia Palatina si trovano anche poesie di Callimaco, Leonida di Taranto, Simonide e un unico epigramma di Apollonio Rodio. Tra i cristiani spicca Gregorio Nazianzeno, i cui componimenti occupano l’intero libro VIII. Vi sono inoltre vari poeti anonimi e appartenenti al periodo della lirica arcaica. I contenuti dell’Antologia sono di grande varietà e spaziano dagli argomenti amorosi a quelli descrittivi, dai lamenti funebri ad argomenti burleschi o d’intrattenimento. I 15 libri sono divisi per argomento, tranne il tredicesimo e il quindicesimo che affrontano le tematiche più varie. Nello specifico, i libri V e XII sono dedicati ad argomenti erotici (il dodicesimo affronta il topos classico della pederastia), mentre nel libro VII troviamo epigrammi funebri; i libri I e VIII trattano argomenti cristiani, il decimo contiene sentenze moraleggianti e il quattordicesimo espone vari indovinelli, quesiti logici, nonché enigmi ed oracoli. Infine, i libri II, III e IX sono di tipo descrittivo. I viaggi del manoscritto Per molti secoli non mi sono mai mosso da Costantinopoli, si legge nel capitolo terzo, quello che preannuncia il lungo viaggio che il manoscritto sarà costretto a compiere alla ricerca della salvezza e della tranquillità. I capitoli successivi illustrano gli spostamenti, che riassumo in questa mappa È difficile persino per il manoscritto ricordare con esattezza i luoghi abitati e gli uomini conosciuti: delle sorprendenti peripezie che ha vissuto ricorda poco o nulla. Se c’è una cosa che conserva gelosamente nella propria memoria, però, è il ricordo degli uomini di cultura che hanno saputo apprezzarlo nella sua inestimabile bellezza. Nel Cinquecento, in pieno Umanesimo, ha conosciuto grandi esperti di lingua greca, fra cui Marco Musuro, cretese di nascita, collaboratore di Aldo Manuzio, professore di lingua e letteratura greca in Italia, a Padova, nel 1505. Intellettuale curioso, il Musuro apprezzava anche e soprattutto gli epigrammi più strani.
Non ho certo scordato l’emozione che provai la prima volta che il filologo cretese mi prese in mano. Il manoscritto è finito poi nelle mani di Erasmo da Rotterdam, autore dell’Elogio della follia con cui raggiunse l’Inghilterra. E poi, ancora, farà visita a John Clement, in compagnia del quale arrivò a Lovanio, in Belgio. I viaggi divennero sempre più frequenti, per il manoscritto non c'era pace - e non gli veniva dedicata neanche troppa attenzione, ormai. Nell'indifferenza generale, fece eccezione uno studioso, Friedrich Sylburg, che ebbe modo di leggerlo e studiarlo con attenzione, e numerò le sue pagine una a una. Raggiunse la Biblioteca Palatina di Heidelberg nel 1602, poi la Biblioteca Vaticana a metà del secolo. Dopo il viaggio romano si spezza in due. Oggi una metà è ad Heidelberg mentre l’altra alla Bibliothèque Nationale di Parigi. Sono state entrambe digitalizzate e sono disponibili qui: Prima parte digitalizzata https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/cpgraec23/0006 Seconda parte digitalizzata https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8470199g.r=Codicis+Anthologiæ+Palatini+pars.langEN Con queste immagini si può fare ciò che si vuole, perfino ingrandire i dettagli senza ricorrere ad una lente d’ingrandimento. Sono uno splendido dono della tecnologia che ci permette di arrivare lontano, e di esplorare la meraviglia nascosta nei tesori di mille anni fa. Io, un manoscritto è un libro prezioso, un bellissimo inno alla cultura e agli uomini che sanno valorizzarla, prendendosi cura di ciò che siamo stati, rendendola ktema es aiei, scriveva Tucidide, nostro possesso eterno. Simone Beta ha scelto di scrivere questo libro "perché credo che sia importante che anche un pubblico di non specialisti conosca i percorsi tortuosi che le opere del mondo classico hanno dovuto percorrere per arrivare fino a noi", e ci è riuscito benissimo. Schivando tecnicismi e eccessive pedanterie, con uno stile leggero e scherzoso, Beta è riuscito a raggiungere un pubblico sicuramente ampio coinvolgendolo con maestria. Informazioni Ci sono libri che hanno avuto una vita molto più avventurosa delle avventure che raccontano. Uno di questi è l’Antologia Palatina, il manoscritto che ci ha conservato la più ricca collezione della poesia greca antica, una raccolta di quasi quattromila epigrammi composti nell’arco di quindici secoli. Scritto a Bisanzio nel x secolo, arrivò in Italia agli inizi del Cinquecento e cominciò subito a viaggiare per tutta l’Europa, passando tra le mani di personaggi come Erasmo da Rotterdam e rischiando di scomparire per sempre, inghiottito dalle guerre che tra il Seicento e l’Ottocento insanguinarono il nostro continente. È proprio il manoscritto stesso, con uno stile vivace a metà strada tra il saggio e il romanzo, a narrarci le incredibili peripezie che, dopo averlo portato a Londra, Roma e Parigi, gli hanno fatto trovare la sua casa definitiva nella Biblioteca Palatina di Heidelberg. Estratto Sono nato a Costantinopoli intorno al 950 d.C. Non conosco il nome preciso di mio padre, anche se non ignoro che molti sono stati gli uomini che hanno contribuito in vari modi alla mia nascita. Ma so chi era mia madre: un animale (una giovenca, o una pecora, o una capra) che, alla sua morte, ha lasciato agli uomini la sua morbida pelle perché i miei tanti padri vi potessero scrivere sopra, ciascuno con il suo stilo dalla punta di metallo intinta in un inchiostro più o meno scuro ricavato dalla noce di galla, i preziosissimi testi che ho portato con me fi no ai vostri giorni, ai giorni di voi che avete appena cominciato a leggere la storia della mia vita. Sono un manoscritto, naturalmente – per la precisione, il manoscritto che contiene l’Antologia Palatina, una raccolta di epigrammi. Ma prima di spiegarvi che cosa sia questa antologia (e soprattutto che cosa siano gli epigrammi), ci terrei davvero che voi conosceste il nome di un mio antenato – il mio nonno, o forse (ma non credo) il mio bisnonno – che ha dedicato tutta la sua vita a far sì che io vedessi la luce. Si chiamava Costantino, un nome che nella mia città d’origine era assai comune, per ragioni che non è difficile comprendere... Ringrazio la casa editrice per la copia del libro e per avermi dato la possibilità di compiere questo bellissimo viaggio nel tempo! Link al sito http://www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&task=schedalibro&Itemid=72&isbn=9788843086214 Informazioni sul prodotto Autore Simone Beta EDIZIONE: 2017 RISTAMPA: 1^, 2020 COLLANA: Sfere extra ISBN: 9788843086214 Pagine: 176 Prezzo: 13,30 Fonti e approfondimenti http://utenti.quipo.it/base5/numeri/antopalatina.htm https://www.archeologicatoscana.it/antologia-palatina/ https://www.letture.org/un-manoscritto-lantologia-palatina-si-racconta-simone-beta
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