La conquista dei diritti delle donne è un cammino iniziato secoli fa, una strada terribilmente lunga che ancora oggi percorriamo, a singhiozzi, fra mille difficoltà. È sempre rassicurante, però, in un certo senso, guardare al passato: riecheggiano nelle pagine della nostra storia le voci di donne forti, coraggiose, uniche, che hanno saputo disegnare un futuro nuovo, in un mondo di uomini, fatto su misura per gli uomini. Testa, cuore, coraggio e ali per volare. RBA dedica alle Grandi Donne della nostra storia un’intera collana, per riscoprirne il valore storico e sociale, per non dimenticare le loro uniche battaglie, per lasciarci ispirare dalla loro tenacia. Una collezione di monografie accurate ma semplici, scorrevoli e narrative che raccontano le grandi scienziate, attiviste, avventuriere, scrittrici della nostra storia con dedizione, ci presentano le loro vite, le loro fragilità, le loro passioni. Inseguirono con determinazione i loro sogni. Scardinarono i canoni della loro epoca. Donne di epoche diverse, di diversi ambiti e condizioni, che sfidarono il destino con coraggio e cambiarono il corso della storia per sempre. Le loro vite, tanto appassionanti quanto singolari, sono oggi grande fonte d’ispirazione. Il primo libro è uscito il 21 agosto scorso, mentre il secondo il 4 settembre. È possibile abbonarsi dalla prima o dalla seconda uscita ad un prezzo eccezionale cliccando su questo link: https://www.legrandidonne.it/?utm_source=ilgrandeteatrodelmondo&utm_medium=influencer
Io ho avuto la possibilità di leggere la biografia di Maria Montessori e quella di Frida Kahlo, e provo a riassumerne qui i punti più luminosi. Maria Montessori. Una buona dose di sfrontatezza Maria Montessori nacque nel 1870: l’Italia era già unificata sotto il regno di Vittorio Emanuele II. Figlia unica di un padre liberale che aveva un tempo abbracciato gli ideali patriottici e di una madre che sognava per lei un futuro brillante. A differenza di Alessandro, Renilde aveva intravisto in Maria una scintilla fuori dall’ordinario: Maria leggeva libri, faceva domande, discuteva di tutto e Renilde la incoraggiava. La curiosità di Maria la spinse a sfidare l’intera società per assecondare la sua vocazione e studiare medicina. Con il nulla osta del Ministero dell’Educazione, le fu permesso di accedere all’università. Il giorno della sua lectio magistralis, un rito di passaggio per gli studenti della facoltà, si sentiva una domatrice di leoni fra tutti quegli uomini pronti a giudicare le sue competenze. Non si lasciò intimorire, sapeva benissimo ciò che doveva dire, era tremendamente sicura di sé, determinata e pronta a tutto. Dopo una rapida discussione, i professori la premiarono assegnandole 105 su 110. Maria aveva vinto, ma questo era solo all’inizio di una vita passata a lottare dalla parte delle donne. Negli anni successivi parlò più volte in contesti pubblici della situazione delle donne italiane negli ambienti scolastici e lavorativi: Parlo in nome di sei milioni di donne italiane che lavorano in fabbrica e nei campi per diciotto ore al giorno, ricevendo la metà dello stipendio riservato agli uomini per lo stesso lavoro, se non inferiore. Intanto continuava a lavorare come assistente presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma: molti dei suoi pazienti erano operai di fabbrica e prostitute. La sofferenza dei bambini, però, in particolare, non la lasciava mai indifferente. È proprio in questo ambiente e in questo contesto che Maria inizia a maturare le sue idee riguardo l’educazione. I bambini dell’ospedale erano disperati, non erano pazzi né criminali, e Maria sentiva di dover fare qualcosa per loro. La soluzione proposta da Maria era l’educazione. Capisce che non bisogna lasciare soli i bambini, e che è necessario rispondere a tutte le loro esigenze pedagogiche per assicurar loro un futuro luminoso. Da allora in poi Maria passò i suoi giorni ad auspicarsi una pedagogia inclusiva, che includesse tutte le classi sociali senza distinzione alcuna, e che dedicasse particolari attenzioni alle più sfavorite, che erano anche le più vulnerabili. Le sue straordinarie capacità oratorie la portarono a riscuotere successi e a conquistare il fascino del pubblico ovunque andasse. Armata di entusiasmo, passione e forza, in ogni suo discorso relativo all’educazione, sottolineava che I bambini con ritardi mentali non sono fuorilegge; hanno diritto a tutti i benefici dell’educazione. Dobbiamo permettere a questi sfortunati di reintegrarsi nella società, di conquistare il loro posto e la loro indipendenza in un mondo civilizzato, recuperando così la loro dignità di esseri umani. Le sue vicende pubbliche si intrecciano in questo libro con una grande attenzione al suo essere donna e madre, in segreto. Maria tenne nascosta la sua gravidanza a causa di terribili diatribe fra la sua famiglia e quella del suo compagno, Giuseppe Montesano. Per Montesano non era «conveniente», ai tempi, sposare una donna così ardentemente femminista. Alla nascita del piccolo Mario, nel marzo 1898, Maria fu costretta ad abbandonare suo figlio: una scelta incredibilmente dolorosa ma inevitabile. Intellettuale molto discussa per i suoi iniziali ambigui legami con il fascismo (collaborò con il governo del Duce nei primi anni di dittatura), fu costretta poi a fuggire nel 1934, dopo aver dichiarato di non appartenere ad alcun partito politico. Le sue scuole furono chiuse. Fece ritorno nel suo paese natale alla fine della guerra, nel maggio 1947. Viaggiò e lavorò senza tregua fino alla fine dei suoi giorni. Morì a causa di un’emorragia cerebrale a Noordwijk aan Zee, una città nella zona ovest dei Paesi Bassi, un posto vicino al mare. Non desiderava onori patriottici e fu per questo sepolta nel cimitero cattolico di Noordwijk. Sulla sua tomba si legge Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo. Una luce inestinguibile che parla ai bambini d’ogni tempo: questa la sua grande eredità. Il metodo educativo inaugurato da Maria Montessori costituisce una vera e propria pietra miliare nella storia della pedagogia occidentale, per quanto discusso e discutibile. Elaborato inizialmente per i bambini disabili, poi successivamente esteso e proposto a tutti i bambini, esso postula, tra i suoi assunti di base, un concetto della disciplina che si discosta da quello tradizionale, conferendo grande centralità all’autonomia e all’auto-correzione dell’errore. Il maestro era tenuto a considerare l’alunno non come parte di un gruppo da tenere a bada, ma come un singolo individuo con le sue peculiarità e necessità. Se i piccoli venivano ben orientati, il futuro non poteva che essere promettente: un’umanità psicologicamente e moralmente sana. E ancora, l’insegnamento non doveva essere un’imposizione ma un percorso graduale. Una filosofia impregnata di umanità. L’idea guida del metodo montessoriano è che un atto è propriamente educativo se tende ad aiutare il completo dispiegamento della vita, assecondando i movimenti spontanei e ascrivendo all’educazione sensoriale un ruolo centrale nello sviluppo psico-cognitivo del bambino. Molte scuole ancora oggi sono improntate sul metodo montessoriano. Qui potete recuperare il volume a lei dedicato abbonandovi dalla prima uscita https://www.legrandidonne.it/?utm_source=ilgrandeteatrodelmondo&utm_medium=influencer Frida Kahlo. Ali per volare Frida Kahlo nacque nel 1910, anno in cui il Messico aveva visto il suo popolo sollevarsi per dare inizio alla sua rivoluzione. Figlia di Guillermo e Matilde, aveva tre sorelle: Matilde, Adriana e Cristina. Era una bambina felice. paffutella, con lunghi e folti capelli tagliati alle spalle e una deliziosa frangetta dritta che incorniciava il suo sguardo birichino, non le mancava mai l’energia per arrampicarsi sugli alberi o giocare per ore con le sue sorelle e i suoi amici. Spumeggiante, leggera, sempre allegra, Frida è stata costretta a scontrarsi con la durezza della vita quando era ancora una bambina. Le fu diagnosticata una poliomielite (una spina bifida, in realtà): nessuno sapeva se sarebbe mai tornata a camminare, ma Frida non si perse mai d’animo. Fu ammessa nel 1922 in una delle scuole migliori dell’intero Messico, la Scuola Nazionale Preparatoria di Città del Messico. La scuola aveva iniziato ad ammettere le donne nelle proprie aule da poco. Fu colpita dalla letteratura e dalla filosofia: era una lettrice vorace, di mente rapida e inquieta. Puntava tutto sulla sua intelligenza e catturò presto l’attenzione dei cachuchas, un gruppo di studenti con un berretto come segno distintivo, sostenitori del socialismo nazionale: erano sette ragazzi e due ragazze colorati, caotici, carismatici, impegnati. Fu in questo ambiente che Frida si avvicinò ad Alejandro Gómez Arias, studente di diritto e giornalista, capo spirituale e ispiratore dei Cachuchas: presto i due si innamorarono. Una mattina, Alejandro raccontò a Frida che il grande pittore Diego Rivera stava dipingendo un murales a scuola. Incredula, Frida si intrufolò nell’anfiteatro dell’istituto per ammirare Rivera al lavoro. Presto trovò anche il coraggio di parlargli. Iniziò a fargli visita sempre più spesso: lo trovava gentile, saggio e dolce. Come un fulmine a ciel sereno, il 17 settembre 1925, Frida fu coinvolta in un terribile incidente che la costrinse a sottoporsi ad una lunghissima serie di interventi. Versava in condizioni gravissime, i medici non sapevano se si sarebbe salvata. Nel periodo della convalescenza, Frida iniziò a dipingere. Mentre la morte danzava intorno al suo letto, come confidò ad Alejandro, Frida trovò la forza di disegnare le sue ali per alzarsi in volo. Cominciò col ristare le sue sorelle e i suoi cachuchas: rifletteva una realtà nella quale le persone che amava erano belle. Ma dipingeva anche se stessa, perchè, disse, «sono il soggetto che conosco meglio». Dall’incidente passarono tre mesi prima che Frida potesse camminare. Quando era sopraffatta dalla sofferenza, Frida tornava a quelle ali. Erano le ali dell’arte. Nacque così Frida la sopravvissuta, Frida la pittrice. Nel 1928 si riavvicinò a Diego Rivera: lei aveva ventun anni, lui quarantadue. La farfalla e il gigante si erano nuovamente incontrati. Dirà che nella vita le sono capitati due incidenti gravi: il primo è quando un tram mi ha messa al tappeto. L’altro incidente è Diego. Si sposarono nel 1929: il loro sarà un rapporto burrascoso, turbolento, che durerà comunque per tutta la vita, fra alti e bassi. Negli anni ’30 a Rivera furono commissionati alcuni lavori negli Stati Uniti. Frida lo raggiunse, e nel periodo del soggiorno a New York, Frida si accorse di essere rimasta incinta, per poi avere un aborto spontaneo a causa dell'inadeguatezza del suo fisico: ciò la scosse molto e decise di tornare in Messico col marito. I due decisero di vivere in due case separate, collegate da un ponte, in modo da avere ognuno i propri spazi ‘da artista’. Nel 1939 divorziarono a causa del tradimento di Rivera con Cristina Kahlo, la sorella di Frida. Fra il 1937 e il 1938 Frida dipinse numerosissime opere: come sempre, la pittura si rivelava l’unica arma per combattere la tristezza e lo smarrimento. Allontanava da lei le frustrazioni e alleggeriva il cuore. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato dall’incidente caratterizzava uno degli aspetti fondamentali della sua arte. Il primitivismo del suo stile e la sua fusione con l’arte popolare messicana cresceva di opera in opera. Frida Kahlo non dipinse mai i propri sogni. La sua pittura non è l’espressione né l’innovazione di un desiderio: Frida Kahlo dipingeva la propria realtà. Utilizzava i pennelli per allontanare il dolore, per sfuggire alla malinconia e dipingere il lato dolce della vita che tanto amava. Frida si iscrisse al Partito Comunista: la politica la legava alla realtà, la teneva radicata ai problemi della gente di strada. Fu sempre vicina agli ultimi, sposò le cause del suo partito con grande fervore. Nel 1940 si trasferì a San Francisco per sottoporsi a cure mediche. Si risposò con Diego Rivera. Negli anni a seguire è stata impegnata del punto di vista artistico e lavorativo come insegnante presso la Scuola di Pittura e Scultura del Ministero dell’Educazione Pubblica. La sua ultima apparizione pubblica fu una manifestazione comunista nel 1954. Morì il 14 luglio a causa di un’embolia polmonare. Quella di Frida Kahlo è una vita tormentata dal dolore e dalla sofferenza spesa alla ricerca della dolcezza, della tenerezza e della serenità. Una vita luminosa che in questo volume viene ricostruita con precisione certosina, per coinvolgere il lettore nella descrizione del tormento e della gioia, senza filtro alcuno. Qui potete recuperare il volume a lei dedicato https://www.legrandidonne.it/?utm_source=ilgrandeteatrodelmondo&utm_medium=influencer Ringrazio l’ufficio stampa di RBA per le copie dei volumi e per la preziosa collaborazione. Suggerimenti per curiosi, per lasciarsi incantare ancora
Film. Maria Montessori, una vita per i bambini https://www.filmtv.it/film/59006/maria-montessori-una-vita-per-i-bambini/ Raiplay. Passato e presente. Maria Montessori, maestra di vita https://www.raiplay.it/video/2019/02/Passato-e-Presente-Maria-Montessori-maestra-di-vita-b72a2fd8-6f17-4ae9-b43c-84050505b4a0.html Raiplay Radio. La scoperta del Bambino di Maria Montessori letto da Laura Curino https://www.raiplayradio.it/playlist/2017/12/La-scoperta-del-Bambino-9b098b05-50cf-4d44-9e83-4240e7a5062c.html Rai Cultura, Arte. Frida Kahlo, il caos dentro https://www.raicultura.it/arte/eventi/Frida-Kahlo-fefd07f9-e028-4501-9fb6-c372e0bf156b.html Film. Frida (2002) https://www.mymovies.it/film/2002/frida/ Film. Viva la vida (2019) https://www.mymovies.it/film/2019/frida-viva-la-vida/
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vanessa
16/9/2020 01:35:12 am
sublime la tua narrazione ...
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