Ma per favore con leggerezza raccontami ogni cosa anche la tua tristezza. Patrizia Cavalli Vivamus mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis! soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda. Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci, e le dicerie dei vecchi severi consideriamole tutte di valore pari a un soldo. I soli possono tramontare e risorgere; noi, quando una buona volta finirà questa breve luce, dobbiamo dormire un'unica notte eterna. Gaio Valerio Catullo, trad. Luca Canali Possono esistere delle regole, in amore? È questa la suggestione (e non la volontà di scrivere un decalogo per l’amore, come si potrebbe essere indotti a pensare dal titolo) da cui muove Yari Selvetella per il suo Le regole degli amanti, uscito per Bompiani in settembre: un romanzo lungo una vita - trent’anni - denso di suggestioni e spunti di riflessione su un sentimento quotidiano, genuino, di cui tutti, in misure e in forme diverse, facciamo esperienza. Iole e Sandro si incontrano un pomeriggio in un maneggio sull’Appia Antica. Da questo momento in poi le loro vite s’intrecceranno senza però confondersi mai, mantenendo sempre una certa distanza; così come si intrecceranno fra le pagine le loro voci, che regalano sfumature diverse a ciascun capitolo, in un gioco di parole sussurrate e confidenze del cuore. Iole è sincera, schietta, passionale; Sandro, avvocato e scrittore di molto poco successo, conferisce ai suoi capitoli un tono riflessivo, disincantato, romanzesco, più denso anche dal punto di vista lessicale.
Quel pomeriggio del 1989 Iole è nel pieno della sua vita, consapevole di emanare «una certa luce», di essere notata dagli uomini che le gravitano attorno. Ha un marito, Nicola, e una figlia, Giulia. Sandro invece ha una moglie, Letizia, a cui è unito in «un matrimonio che ricorda in burrasca sin dai tempi in cui è nato suo figlio Fabio, nel 1981». Il momento in cui Iole e Sandro si vedono è collocato da lei in una narrazione fuori dal tempo, magica e un po’ sospesa. «Benedetto è l’istante infinitesimo in cui il nostro sguardo si incrocia per la prima volta, così veloce che quell’incontro non sembra essere accaduto davvero, così intensamente che è come un seme caduto nella terra.» Dunque, si riconoscono. E si innamorano. Si innamorano e s’abbandonano a una passione che durerà trent’anni, con una leggerezza (2) straordinaria, spontanea e un po’ bambina, vivono la loro passione in un tempo sempre presente. (Un’ucronia amorosa - nel senso etimologico del termine, un non (οὐ) tempo (χρόνος) degli amanti.) Si vedono al maneggio, si cambiano effusioni, poi si avventurano nella loro Roma, «una città sconosciuta. Perché si squaderna, ma non si mostra» (3) che si staglia sullo sfondo, amata senza un perchè, densa di luoghi che sono «baluardi di una storia, vuoti disordinati a testimoniare che la città appartiene davvero al mondo e alla natura.» Insieme, Iole e Sandro vagano nella città eterna, eterni amanti, diventano grandi insieme tentando di tenere insieme la loro vita matrimoniale con quell’amore lieve che li fa sentire vivi. S’incontrano in una casa, «la casa della loro seconda vita», in via Savoia, che arredano con i gesti di un quotidiano nuovo, che vedono con occhi limpidi e vivono a cuore aperto. E s’inventano di «arieggiare il salotto, resuscitare i gerani sulla finestra del corridoio che dà sul cortile interno e la chenzia dello studio, a lasciare nel frigorifero mignon di vino frizzante e scatole di patatine, cracker e tubetti di maionese in cucina, per la prossima volta che senz’altro ci sarà», in un futuro tutto loro fatto di piccoli appuntamenti «a domani». Viaggiano persino insieme, in una Sardegna immersa nella luce e nel vento. Ed è proprio in Sardegna che s’inventano, un po’ per gioco, un modo nuovo di definirsi, per capire chi sono e cosa vogliono l’uno dall’altra. «La costituente degli amanti produce il documento con il quale Sandro e Iole sottoporranno alcuni dei punti più delicati della loro vita a un esperimento che un po’ li riduce a cavie di se stessi, un po’ li illude di veleggiare verso una libertà titanica, verso un anticonformismo che è insieme un atto politico e una conquista personale.» E così, su una spiaggia sarda, baciati dalla luce rovente del tramonto, parlano per la prima volta di regole, le regole degli amanti, raccolte nel Manifesto dell’amore lieve. Non esistono desideri irrealizzabili: gli amanti realizzano i desideri. Appartenere è un verbo per gli oggetti, non per le persone. L’amante non ti apparterrà mai. Tratterai l’amante per quello che sogna di essere, non per quello che gli altri pensano o che la vita impone. E così bisogna trattare se stessi in presenza dell’amante. Questioni che non riguardano gli amanti: salute, situazione economica, problemi lavorativi, litigi derivati da parentele, amarezze coniugali e familiari. È una bolla, quella in cui Iole e Sandro vivono, fuori dal tempo, senza ricordi, senza passato e senza futuro. Hic et nunc, qui ed ora, in un presente condiviso e cantato a doppia voce, senza vincoli, un’insaziabile preghiera d’amore in cui riecheggiano i versi latini del poeta, «Vivamus mea Lesbia, atque amemus» e «da mi basta mille». «Invece amami, stupido, che è più divertente, fammi capire se sono importante, abbracciami forte, fammi una promessa, poggiati alla mia coscia e fammi sentire se meriti o no tutte queste chiacchiere, settimane di appostamenti, il cuore in gola, la vita che mi pare di averti già dato, altrove, proprio qui. Anche io ti prometto, siamo abbastanza giovani da poter promettere e abbiamo vissuto abbastanza da sapere che nella vita non c’è altro che l’attesa. Siamo dalla stessa parte, non diciamocelo, la sera sta arrivando, la notte ci renderà irriconoscibili, oggetti tra gli altri della casa, pezzi da inventario. È ancora troppo presto. Viviamo, prima. Un po’. Tutto quello che possiamo.» Ma quindi torniamo alla domanda dalla quale siamo partiti: perchè le regole degli amanti? Esiste una contraddizione, secondo l’autore, per cui «in linea di massima si attribuisce all’amore lo status di sentimento libero, selvaggio, fuori dagli schemi e poi, praticamente in ogni sua manifestazione, si tenta di imbrigliarlo con delle norme molto precise.» (3) Per questo Le regole degli amanti diventa romanzo «Mi sembra che le coppie siano sempre alle prese con un faticoso lavoro di lima sugli spazi di libertà, sui divieti più o meno cogenti, su sistemi sanzionatori latenti o espliciti a cui conformano la loro vita. Alcuni vanno oltre e sottopongono al vaglio dei loro parametri affettivi perfino l’amore fraterno, o l’amicizia, o il rapporto con i figli. Eppure se lo chiedi al primo passante ti risponde che “in amore non esistono regole”: Sandro e Iole sembrano compiere una scelta insolita, ma forse la sola novità di cui vorrebbero essere protagonisti è quella di scegliere in prima persona le regole alle quale conformarsi, senza cedere a retaggi e tenendosi alla larga persino dal buon senso».
Ringrazio l'Ufficio Stampa Bompiani per la copia digitale del libro. Qui il link Amazon per l'acquisto. Trama Innamorarsi da adulti è quasi sempre difficile. Quel sentimento irragionevole e luminoso espone al rischio del ridicolo, mette di fronte a scelte importanti. È quello che accade ai protagonisti di questo libro. Se, come scrive Javier Cercas, il romanzo è il genere delle domande, dal momento in cui si incontrano le vite di Iole e Sandro gravitano intorno a un solo interrogativo: come proteggere la felicità dell'amore dallo scorrere del tempo? Per superbia o per leggerezza, Iole e Sandro credono di avere una risposta da cui partire: sanno che cosa non vogliono. Desiderano fuggire la noia dell'epoca sazia di cui sono figli, non vogliono mettere in discussione i loro matrimoni, resi opachi dalla quotidianità ma illuminati da figli molto amati. Soli in mezzo al brusio del mondo, provano a immaginare un percorso che metta il loro sentimento al riparo dall'assuefazione, si impegnano a fare della loro coppia segreta il luogo di una continua ricerca e non un punto di arrivo. È intorno al sogno di un amore lieve che stringono un patto trentennale e definiscono un decalogo che li guidi, per sperimentare gli incanti dell'amore clandestino ma al tempo stesso vivere in pienezza alla luce del sole, con altri compagni, con i figli, lungo altre strade. Yari Selvetella mette in scena due protagonisti autentici, sconsiderati, in fondo egoisti, ritrae senza sconti la borghesia italiana di poche qualità sullo scorcio del nuovo millennio. Eppure attraverso le piccole miserie e le visionarie accensioni che segnano il percorso dei due amanti ci restituisce l'ardore di una donna e di un uomo animati da una profonda fede nelle parole, ci parla di un bisogno di intensità che ci commuove e ci riguarda, costruisce un'accorata indagine letteraria sulla possibilità di un grande amore oggi. Info sul libro
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