La stazione non era più una stazione: m’è toccato, mamma, conoscere il mondo in un attimo breve1/8/2020 Sono giorni che mi chiedo cosa scrivere in questo post. Di che parlare, perchè farlo, come evitare di cadere nel baratro della retorica scontata. Sono giorni che mi chiedo quale possa essere il senso della memoria, dopo quarant’anni e mille ferite ancora aperte che bruciano tanto da spezzare il fiato. Ho rimandato, ho pensato - c’è tempo - e oggi, sabato primo agosto, ore 13 e sei secondi, ancora non so bene cosa dire. So però che l’ho trovato, un senso, mentre sfogliavo l’archivio delle foto sul sito dell’Associazione 2 Agosto 1980. (1) Ne ho salvate alcune, così come ho salvato stralci di articoli e discorsi trovati qua e là sul web. Ho deciso che li raccoglierò qui, come un tesoro da difendere per non dimenticare, davvero. Questo post è una lettura del fumetto «La strage di Bologna» di Alex Boschetti e Anna Ciammitti, con prefazione di Carlo Lucarelli, collana Misteri d’Italia a fumetti/8, edito BeccoGiallo, ed è anche il mio umile, sciocco modo di mantenere vivo il ricordo di quanti hanno perso la vita quel 2 agosto. Il mio ringraziamento ai tenaci familiari delle vittime, a Bologna, all’Italia giusta che chiedeva e chiede ancora oggi a gran voce verità e giustizia. «Se ci fosse stato un fotografo nella sala d’aspetto, quella mattina, avrebbe fermato nel tempo l’immagine di una grande sala quasi quadrata, piena di gente e con molti bambini. In una sala d’aspetto, la gente sta seduta sulle poltroncine, sulle valigie e anche in terra, entra ed esce. In una sala d’aspetto ci sono bambini che corrono, bambini che dormono e bambini che piangono. Se ci fosse stato un fotografo non sarebbe riuscito a fotografare le sensazioni e i pensieri, ma forse noi saremmo riusciti a capirli, guardando la fotografia, dalle espressioni e dagli atteggiamenti.» Si apre così Blu Notte, Misteri italiani di Carlo Lucarelli (2), che scrive anche la prefazione di questo fumetto. «Se quel fotografo avesse puntato la macchina fotografica vicino alla porta avrebbe notato una donna e una bambina». Ecco, il fumetto di Boschetti e Ciammitti fa esattamente questo, nelle sue prime pagine: fotografa. Ci restituisce l’atmosfera di quella bollente mattina d’agosto, la sala d’attesa affollata, il vociare, la danza bambina e solitaria di Angela Fresu, tre anni, figlia di Maria, la vittima più giovane della strage, che corre zampettando fra le gambe degli altri viaggiatori. Le parole che accompagnano i primi splendidi disegni sono una poesia che spezza il cuore, M’è toccato, mamma, conoscere il mondo in un attimo breve. M’è toccato, mamma fare un gran salto come se avessi vissuto tutti i miei anni. M’è toccato, mamma conoscere l’odio. Ma io ti cerco ancora, mamma, ti prego una ninna nanna. Il corpo di Maria Fresu, la mamma di Angela, la bambina protagonista di queste pagine, non è mai stato ritrovato. È stata riconosciuta da un lembo di pelle trovato sotto il treno che era fermo sui binari. La bomba l’ha completamente disintegrata. Sono morte, quella mattina, 85 persone. Ne sono rimaste ferite 200. «A raccontarla fa terrore, i bimbi che si scioglieva la faccia. Sono andato via perchè non ne potevo più» Bologna si mette immediatamente in moto. I cittadini accorrono per prestare i primi soccorsi, portano acqua, lenzuola, tutto quello che hanno in casa. «L’intera popolazione forniva prova di democratica fermezza e di civile coraggio. Contribuiva così, per la tempestività e l’efficienza, a salvare dalla morte numerose vite umane, suscitando il plauso e l’incondizionata ammirazione della nazione tutta». (3) Attorno a chi scava nel disperato tentativo di trovare la luce c’è solo polvere, morte, distruzione. «La stazione di Bologna è ridotta a un mucchio di bastoncini da Shangai, con l’orologio fermo alle 10:25… cose morte, scenari desolati senz’anima viva, specchio di un gesto che cancella l’essere umano». (4) Nelle pagine a sfondo nero del fumetto è racchiusa la terribile confusione di quei momenti. Tutti i disegni riprendono foto reali. Uno, in particolare, ricalca la foto di Marina Gamberini che ha raccontato la sua testimonianza nel documentario andato in onda Venerdì 31 luglio su Rai Storia, (5) «Non avevo idea di che giorno fosse, di che momento del giorno fosse. C’è un primo momento in cui c’è questa specie di rassegnazione, io non riuscivo a muovere niente. Sentivo le mani che avevo vicino al viso, sotto delle pietre. So che ho urlato, ho chiamato aiuto, ne ho fatte di ogni. Ma non succedeva niente». La voce di Marina si rompe, «Poi inizia una fase diversa. Capisci che da lì non si esce». «Decido di lasciare andare. Ho sperato che finisse presto. E nel momento in cui ho lasciato andare mi hanno pestato». Suo padre l’ha cercata disperatamente dovunque, quella mattina, e grazie a lui Marina ce l’ha fatta. «Sono io in quella foto, anche se non voglio essere io» L’intera pagina 41 è occupata dal bellissimo disegno dell’autobus linea 37 che Agide Melloni quel giorno ha guidato per sedici ore ininterrotte: portava i corpi nelle diverse camere mortuarie della città. Anche la sua testimonianza è stata raccolta nel documentario di Rai Storia. Oggi Agide è in pensione, ma porta nel cuore il ricordo di quelle ore terribili, «avevo capito che il meglio di me stesso che potevo dare era quello di fare il mio lavoro», racconta. Per anni, dopo il 2 agosto, guardando lo specchietto retrovisore interno del suo autobus è stato assalito dal ricordo terribile di quei corpi senza vita. «Ma io non voglio dimenticare». Le pagine successive danno spazio alla descrizione delle difficilissime indagini e dei numerosi depistaggi. Ci sono le azioni criminali di Mambro e Fioravanti, il depistaggio sul treno Milano-Taranto del gennaio ’81 (furono fatti ritrovare armi ed esplosivi che riconducevano ad una falsa pista internazionale, caldeggiata a lungo da Licio Gelli), i dialoghi di Gelli con gli ufficiali dei Servizi Segreti deviati, una bella pagina che spiega in maniera chiara ed esaustiva cos’era la loggia P2. Poi la prima sentenza, finalmente, la verità. Oggi sappiamo che l’ordigno a tempo che esplose nella sala d’attesa di seconda classe della Stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980 fu piazzato da Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, militanti dei NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari: lo ha stabilito la Corte Suprema di Cassazione nelle udienze pubbliche del 22 e del 23 novembre 1995. Assieme a loro c’era Luigi Ciavardini, appena 17enne, e il 28enne Gilberto Cavallini, condannato con sentenza di primo grado del gennaio 2020. Nel labirinto dei processi non sono mancati i depistaggi, come ben ricordato nel fumetto, per i quali sono stati condannati Licio Gelli, capo della Loggia massonica P2, il generale piduista del Sismi Pietro Musumeci, il suo collega colonnello Giuseppe Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza. I mandanti della strage non sono ancora stati giudizialmente individuati. Mentre scrivo, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, «con i loro 6 ergastoli e 218 anni di condanne, sono da tempo in semilibertà: hanno scontato solo due mesi di galera per ogni persona uccisa» ha detto Paolo Bolognesi nel discorso pronunciato il 2 agosto 2005. Due anni fa, nel 2018, Francesca Mambro è tornata a Bologna nell’ambito del processo a Cavallini, e ha dichiarato di aver sempre mantenuto la sua «umanità» pur avendo compiuto atti «maligni». In tribunale, ha detto, «mi sento una deportata». (6) [‘signora’ Mambro, posso onestamente dirle che leggendo le sue dichiarazioni provo profondo disgusto?] Quarant’anni, un secondo. Questo mi viene in mente quando penso al fatto che son passati quarant’anni da quel giorno in cui alle 10.25 la violenza neofascista colpì il cuore di questo paese, un’altra bomba - l’ennesima, anche se dopo Piazza Fontana e il 28 Maggio di Brescia ci eravamo detti «mai più». Un’altra bomba, altri morti da piangere, altri processi infiniti da celebrare. Un altra bomba, perchè? Nel longform uscito qualche giorno fa per Repubblica (7), la storica Benedetta Tobagi prova a rispondere a questa domanda (perchè comprendere non significa giustificare, ma fare luce, cum - prendere, rendere la storia possesso del cuore): «Non rivendicate, mai spiegate dai loro autori, spesso ignoti, tutte le stragi terroristiche mantengono una parte d’oscurità, più o meno grande. (…) Ma se risulta ormai chiaro e condiviso che lo scopo principale della “madre di tutte le stragi”, piazza Fontana, nel ’69, era arrestare lo “scivolamento a sinistra” dell’asse politico, criminalizzando “rossi” e anarchici, per Bologna il quadro è assai più confuso: nell’80 il Pci è definitivamente escluso dall’area di governo, il contesto, interno e internazionale, è cambiato.» Quindi, perchè? È davvero impossibile comprendere le dinamiche in cui si inserisce la strage di Bologna? Il quadro storico è così tanto diverso rispetto alle stragi raccolte sotto l'etichetta «strategia della tensione»? «I processi e la storia ci insegnano che nelle stragi confluiscono intenzioni diverse e non coincidenti. I motivi degli esecutori, quelli di chi copre e depista, quelli di chi dirige o strumentalizza politicamente gli uni e gli altri.» Spiega la Tobagi. La bomba di Bologna non serviva a fermare la sinistra, perchè d’altronde «una strage può condizionare la politica in tanti modi, con effetti duraturi.» E ancora «La minaccia terroristica è molto efficace nel puntellare governi in carica traballanti con le proprie inderogabili necessità, ancor più nel distogliere l’attenzione da altri problemi.» I moventi che spinsero i mandanti (ancora oggi ignoti) a finanziare ed ordinare la strage sono diversi, ingarbugliati fra loro in una matassa da sbrogliare. «Nel 1980 erano in molti ad avere interesse a mettere pressione sull’Italia, dentro e fuori dai confini nazionali. Per soffocare i fermenti sociali, per puntellare i governi con l’emergenza terrorismo, per tenere il Paese in uno stato di minorità, per comprimere il suo margine d’azione in politica estera, per dare un richiamo brutale alla “fedeltà atlantica”.» Ai tempi, il Paese era in crisi economica, la disoccupazione era in aumento. Il 6 gennaio venne brutalmente ammazzato dalla mafia il presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella. «Il clima sociale e politico del 1980, dal punto di vista di chi vuole condizionare col terrore la vita del Paese sembra perfetto. La strage scuote un'Italia i cui equilibri sono già fin troppo precari.» E poi, soprattutto, la strage è l’ennesima forma di violenza che esplodendo «lascia esausti gli italiani. La rabbia, la disillusione l’indignazione che hanno accompagnato i funerali, le manifestazioni, la giustizia difficoltosa, le polemiche hanno contribuito ad allontanare i cittadini dalla partecipazione attiva, dalla passione politica». D’altronde, come viene ricordato anche nel fumetto di BeccoGiallo, il giorno dei funerali la folla gridò a Pertini, il presidente partigiano, «Sandro, vieni da noi, non stare con gli impostori!» Ecco, allora, il senso della memoria forse è anche questo. Se la desolazione di allora ha contribuito alla nascita dell’antipolitica, oggi, a quarant’anni di distanza da quel maledetto giorno, non posso che augurarmi che la memoria possa aiutarci a compiere l’operazione opposta. Con il cuore ancora gonfio di tristezza, chiudo gli occhi e spero che la testimonianza di quanti hanno instancabilmente lottato per la verità e la giustizia, in questi anni, possa spingerci ad appassionarci alla politica del quotidiano come res publica, cosa di tutti, e riavvicinarci alla partecipazione attiva degli eventi che ci vedono coinvolti. Da giovane cittadina di uno Stato che ha alle spalle pagine di storia terribili, mi auguro che il ricordo possa alimentare la curiosità dei miei coetanei, che possa «riaccendere la scintilla perduta», ricondurci ad un’unità essenziale, affinchè la passione non finisca mai, per davvero, come disse un grande uomo, qualche anno dopo quella strage. Con la speranza che questi terribili fatti ci spingano ad essere migliori, perchè la democrazia è un dono che va custodito gelosamente giorno dopo giorno. Oggi, 2 agosto 2020, Bologna non dimentica, l’Italia non dimentica Nella prefazione al fumetto, Carlo Lucarelli scrive «Utilizzare uno strumento di narrativa popolare come il fumetto per raccontare misteri della nostra storia recente non è soltanto efficace, è geniale». Ecco, geniale. Questo fumetto lo è per davvero, con la sua bibliografia accurata, il dizionario di parole strane (Sisde, Sismi, Nar) alla fine, i link utili, i consigli cinematografici, televisivi, musicali «per saperne di più». Un libro facile e fedele, snello, sintetico ma attento e scrupoloso e per questo terribilmente necessario. Per i ragazzi e per gli adulti dalla memoria corta. Per restaurare il ricordo di chi siamo stati e metterci in cammino, insieme, verso il domani. ANTONELLA CECI - ANGELA MARINO - LEO LUCA MARINO - DOMENICA MARINO - ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA - VITO DIOMEDE FRESA - CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA - ANNA MARIA BOSIO IN MAURI - CARLO MAURI - LUCA MAURI - ECKHARDT MADER - MARGRET ROHRS IN MADER - KAI MADER - SONIA BURRI - PATRIZIA MESSINEO - SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA - MANUELA GALLON - NATALIA AGOSTINI IN GALLON - MARINA ANTONELLA TROLESE - ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE - ROBERTO DE MARCHI - ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI - ELEONORA GERACI IN VACCARO - VITTORIO VACCARO - VELIA CARLI IN LAURO - SALVATORE LAURO - PAOLO ZECCHI - VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI - CATHERINE HELEN MITCHELL - JOHN ANDREW KOLPINSKI - ANGELA FRESU - MARIA FRESU - LOREDANA MOLINA IN SACRATI - ANGELICA TARSI - KATIA BERTASI - MIRELLA FORNASARI - EURIDIA BERGIANTI - NILLA NATALI - FRANCA DALL'OLIO - RITA VERDE - FLAVIA CASADEI - GIUSEPPE PATRUNO - ROSSELLA MARCEDDU - DAVIDE CAPRIOLI - VITO ALES - IWAO SEKIGUCHI - BRIGITTE DROUHARD - ROBERTO PROCELLI - MAURO ALGANON - MARIA ANGELA MARANGON - VERDIANA BIVONA - FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ - MAURO DI VITTORIO - SERGIO SECCI - ROBERTO GAIOLA - ANGELO PRIORE - ONOFRIO ZAPPALA' - PIO CARMINE REMOLLINO - GAETANO RODA - ANTONINO DI PAOLA - MIRCO CASTELLARO - NAZZARENO BASSO - VINCENZO PETTENI - SALVATORE SEMINARA - CARLA GOZZI - UMBERTO LUGLI - FAUSTO VENTURI - ARGEO BONORA - FRANCESCO BETTI - MARIO SICA - PIER FRANCESCO LAURENTI - PAOLINO BIANCHI - VINCENZINA SALA IN ZANETTI - BERTA EBNER - VINCENZO LANCONELLI - LINA FERRETTI IN MANNOCCI - ROMEO RUOZI - AMORVENO MARZAGALLI - ANTONIO FRANCESCO LASCALA - ROSINA BARBARO IN MONTANI - IRENE BRETON IN BOUDOUBAN - PIETRO GALASSI - LIDIA OLLA IN CARDILLO - MARIA IDRIA AVATI - ANTONIO MONTANARI «L’Italia è una repubblica antifascista… Che ripudia la guerra» Grazie alla casa editrice per avermi mandato questo fumetto. Leggerlo, per me, è stato un grandissimo onore. Oggi, con il cuore spezzato, fatico a trattenere le lacrime e a tenere a freno la rabbia. Andrà meglio, andrà bene. Saremo migliori. NOTE 1 Archivio foto su stragi.it http://stragi.it/archivio/foto 2 Blu Notte st. 2003 - La strage di Bologna https://www.raiplay.it/video/2017/02/Blu-notte-La-strage-di-Bologna-fd55a1b1-91cf-447e-9ef4-0661598e19f3.html 3 Come riportato nel fumetto, con questa motivazione, il 31 luglio 1981 la città di Bologna è stata insignita della Medaglia d’Oro al Valore civile. 4 B. Tobagi, Una stella incoronata di buio, Einaudi 5 Bologna, 2 agosto 1980, su Raiplay https://www.raiplay.it/video/2020/07/Bologna-2-Agosto-1980-a60e0589-8079-41f0-997c-50fa05a78ea3.html (Suggerisco la visione di questo documentario perchè è una splendida raccolta di testimonianze che toccano il cuore) 6 Dal sito stragi.it 7 La strage di Bologna, Repubblica, 30 Luglio 2020. Per soli abbonati. Una ricostruzione attenta, preziosa e scrupolosissima. https://rep.repubblica.it/pwa/longform/2020/07/30/news/la_strage_di_bologna_attentato_terroristico_del_2_agosto_1980_85_vittime_alla_stazione_ferroviaria_a_causa_di_un_ordigno-263025532/ Ieri sera è andato in onda questo documentario a cura di Carlo Lucarelli https://www.raiplay.it/video/2020/07/2-Agosto-1980-un-giorno-nella-vita-46d24aad-fd23-4821-b634-b6110b42c4ae.html Qui alcuni link per approfondire La vicenda politico-giudiziaria http://stragi.it/vicenda I depistaggi http://stragi.it/vicenda/depistaggi
IL DOCUMENTO BOLOGNA e il processo ai mandanti
Il fumetto di BeccoGiallo è stato pubblicato prima che il cosiddetto "documento Bologna" venisse ufficialmente preso in considerazione, per cui non lo contempla nella sua perfetta ricostruzione dei fatti. Come emerge nel longform di Tobagi per Repubblica, quando Licio Gelli fu arrestato, nel 1982, gli trovarono addosso «ricevute, schemi contabili, tracciati di pagamento, numeri di conto, tutti da decodificare. Il n. 27, per esempio: un foglio a quadretti diviso in colonne su cui sono annotati una serie di pagamenti effettuati a partire dal 3 settembre 1980 a soggetti come “Dif. Mi.” e “Difes. Roma”. L’intestazione, dattiloscritta, consisteva in un numero di conto preceduto da “Bologna”.» Oggi, quel documento è al centro del processo per i mandanti che si aprirà il prossimo autunno. «Purtroppo non ci sarà alcun potenziale mandante alla sbarra, ma il procedimento, per valutare le responsabilità degli imputati (un altro possibile esecutore materiale e nuovi depistatori), dovrà riesaminare il ruolo di Gelli e altre figure di vertice della P2 come possibili finanziatori e ispiratori della strage.»
0 Comments
Leave a Reply. |