Da quel giorno, Ustica non è più solo un’isola meravigliosa: è anche una ferita profonda nella coscienza democratica del nostro paese. Daria Bonfietti Sorella di Alberto Bonfietti, passeggero del volo Itavia. (Alberto Bonfietti aveva 37 anni, era partito in direzione Palermo per raggiungere la moglie e la figlia.) Ho avuto il piacere di leggere tre fumetti editi BeccoGiallo della collana Misteri d’Italia a fumetti, e in tutti e tre ho ritrovato un elemento comune di importanza straordinaria, un delicato filo rosso che unisce tre ferite laceranti della nostra storia contemporanea: in ognuno di questi libri vengono messe al centro le persone, le vittime, che sono vite spezzate dalla furia del terrore e non numeri. Il fumetto sulla strage di Piazza della Loggia si apriva con uno spunto di riflessione interessante fornito da Manlio Milani, presidente dell’associazione vittime. Milani scriveva, nell’introduzione: «Dici: “Brescia, otto morti”, “Bologna, ottantacinque morti”. Numeri. Scompaiono i nomi, l’identità». E in questo fumetto ci sono tutti: Giuseppe e Giulia stavano andando dai parenti; Arnaldo era in viaggio per lavoro; Maria, Rosario e Carmela tornavano a casa; Salvatore, Grazia, Sebastiano e Francesca andavano in vacanza; Giuliana, undici anni, andava a trovare il papà; sono tutti qui, concentrati nelle prime pagine con le loro storie, le loro paure, i loro presentimenti, quelle domande che sono un po’ scherzi del destino - «Ma per forza dobbiamo prendere l’aereo?». E poi il vuoto che si sono lasciati alle spalle, il vuoto delle vite dei loro familiari disperati che non hanno mai smesso di chiedere a gran voce la verità, barcamenandosi fra difficoltà assurde. La strage di Ustica. Un aereo scomparso, precipitato, esploso, sparito, «è… come se non fosse mai esistito». 81 vittime, 29 corpi ritrovati in mare. È la sera del 27 giugno 1980: l’aereo DC-9 della compagnia ITAVIA che viaggia da Bologna a Palermo è pieno. Decolla alle 20,08 con quasi due ore di ritardo rispetto all’orario previsto di partenza causa maltempo. Di quella sera sappiamo poco: una delle certezze che abbiamo grazie alla scatola nera dell’aereo è che che, poco meno di un’ora dal decollo, viene registrata l’ultima conversazione avvenuta nella cabina di pilotaggio; terminava con le parole: «Guarda, cos’è?» (Lo sappiamo da giugno scorso, quando RaiNews24 ha pubblicato l’audio «ripulito» dalle storture foniche) pronunciate alle 20 e 59. Poi l’abisso. Il DC-9 precipita in mare. Ma cos’è successo davvero? Proviamo a sbrogliare la matassa. Nel fumetto i fatti sono narrati con gli occhi di Marcello Colbi, che il 25 giugno 1980 era appena diciottenne: ci sarebbe dovuto essere anche lui su quell’aereo, non ci salì per una fortunata coincidenza. Ma la vicenda lo ossessionava, e per seguirla scelse addirittura la carriera forense. È un punto di vista che offre uno sguardo profondo e accurato, uno scorcio dal quale si può dipingere una veduta generale ma allo stesso tempo molto precisa dei fatti. Le ipotesi iniziali sono tante e anche fantasiose, per certi versi: «esplosione in volo, rottura delle turbine, manovra errata del pilota, collisione in volo con aereo NATO, distacco del cono di coda, collisione con un aereo militare straniero, razzo impazzito, meteorite o frammento di un satellite». La pista dello scontro con un aereo militare pare essere convalidata dal ritrovamento di un MIG di bandiera libica schiantatosi sulla Sila, il 18 luglio 1980. Nell’85 «appare confermato che nei pressi del DC-9 volava un altro aeromobile»; nell’87 le indagini sul relitto, fino ad allora inabissato, fanno avanzare l’ipotesi missilistica; si parlerà di «missile lanciato da un caccia non identificato». Si aggiunge l'esperto americano Chris Protheroe, che indica l'esplosione interna come causa più probabile del disastro nel gennaio ’92. Nel frattempo però si moltiplicavano i sospetti intorno a un’altra pista: quella che il DC-9 dell’ITAVIA fosse stato abbattuto per errore nel corso di uno scontro aereo tra aerei della NATO, americani o francesi, e aerei libici (la Libia all’epoca aveva relazioni particolarmente tese con gli Stati Uniti e tra i due paesi avvennero diversi incidenti armati in quegli anni). (1) Un episodio che fece grande impressione legato a questa «scuola di pensiero» si verificò quando un uomo che sosteneva di essere un operatore radar in servizio la notte del disastro telefonò alla trasmissione Telefono Giallo condotta da Corrado Augias. L’uomo disse che il DC-9 era stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea e che i comandanti dell’aviazione avevano ordinato di insabbiare la storia. (Qui il video https://www.youtube.com/watch?v=8jqOEw3GbbA&feature=youtu.be) Oggi, le ricostruzioni storiche ci dicono che gli episodi ambigui verificatisi durante il volo furono due. (2) Primo. Il DC9 viene agganciato da un altro velivolo, quasi certamente un caccia e forse un Mig libico (tre settimane dopo ne verrà “ufficialmente” rinvenuto uno precipitato sulla Sila), che si mette nella scia dell’aereo civile per nascondersi ai radar. Secondo. Due intercettori F104 dello stormo dell’Aeronautica di Grosseto incrociano il DC9 e rientrano alla base segnalando un’emergenza come previsto dal manuale Nato: volando in modo triangolare sull’aeroporto mentre inviano segnali muti premendo il pulsante della radio. Sull’F104 che dà l’allarme ci sono i piloti Ivo Nutarelli e Mario Naldini. Hanno visto l’intruso? Sì, perché volavano “a vista”. Ma non potranno mai raccontarlo. Prima di essere interrogati dal giudice Rosario Priore moriranno a Ramstein, in Germania, dove si scontreranno uno contro l’altro durante un’esibizione delle Frecce tricolori. Il DC-9 arranca nella sua traiettoria verso la Sicilia. È un viaggio difficile, a zig zag, ma il controllo del traffico aereo di Ciampino non li perde d’occhio. Almeno fino al cielo sulle isole di Ponza e Ustica. Dove pochi secondi prima delle 21 il copilota dice quell’ultima frase, quel «Guarda, cos’è?». Nelle tavole di questo fumetto edito BeccoGiallo c’è tutta la disperazione di parenti, amici e amori in attesa dei passeggeri a Palermo. Sono le stesse immagini che si vedono ne Il muro di gomma, regia di Marco Risi (qui la scena iniziale a cui mi riferisco: https://www.youtube.com/watch?v=rgp7arpOYlk). Il triste presagio di quella che sarà un’indagine sofferta e difficoltosa per i protagonisti di questa tragedia, all’improvviso catapultati in un mare di niente, di bugie, rabbia e delusioni. Indagini inconcludenti, commissioni parlamentari fallimentari («che servono solo a rubare soldi» dice uno dei protagonisti del fumetto). Menzogne e sotterfugi che ingigantiscono una matassa sempre più incomprensibile. I processi Quanto alle indagini e ai processi, possiamo individuare tre filoni principali di sviluppo. (3) Il primo è costituito dai processi penali per individuare i responsabili e che, fino a oggi, non hanno prodotto condanne (una nuova indagine penale però è in corso da alcuni anni da parte della procura di Roma). Il secondo è costituito dal processo sui depistaggi che sarebbero stati messi in atto da politici e militari per nascondere cosa sia realmente accaduto, conclusosi nel 2007 con l’assoluzione dei due generali ancora imputati. Il terzo filone è quello che ha portato i risultati maggiori ed è costituito dai processi in sede civile, che ha visto la costituzione a parte civile dell'associazione familiari delle vittime costituita da Bonfietti. I giudici civili hanno stabilito che il DC-9 fu abbattuto per errore nel corso di uno scontro aereo. Il tribunale, confermato poi dalla Corte di Cassazione, condannò al risarcimento delle vittime i ministeri della Difesa e dei Trasporti, poiché non avevano vigilato sui cieli italiani per evitare il disastro. I ministeri sono anche stati condannati per aver ostacolato le indagini. «La verità sulla strage la conosciamo. Sappiamo che in Italia il 27 giugno 1980 è stato abbattuto un aereo civile in tempo di pace, questa è la verità, non sappiamo ancora da chi è stato abbattuto, ma lo sapremo quando il nostro Paese avrà la forza di chiedere le risposte ai Paesi amici ed alleati che ancora non ce lo dicono». Ha detto in giugno scorso Daria Bonfietti, sorella di Alberto, vittima della strage, e presidente dell'associazione dei famigliari delle vittime di Ustica. Per ricordare Il fumetto scritto da Leonora Sartori e illustrato da Vivaldo è un ottimo alleato per provare ad addentrarsi in una vicenda dolorosa su cui è nostro dovere non spegnere i riflettori. Parliamo di Ustica: facciamolo nelle scuole, organizziamo eventi, discussioni, convegni. È nostro dovere, in quanto cittadini di questo stato, essere la scorta mediatica dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, e chiedere verità e giustizia, ancora. Per ricordare. Per non dimenticare che è stato abbattuto un aereo civile in tempo di pace. 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Fonti, approfondimenti, link utili
Ringrazio l'ufficio stampa della casa editrice per la copia omaggio del libro.
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