Sulla pandemia si è scritto e parlato a lungo, e ancora si scrive e si parla, senza sosta: il libro di Morin si inserisce in questa corrente di commenti, opinioni, spesso confusi e controproducenti nell’ambito di un dibattito che, invece, ha bisogno di essere alimentato di pensieri di ben più ampio respiro. Cambiamo strada di Edgar Morin, pubblicato da Raffaello Cortina Editore, è un libro per riflettere: una raccolta di riflessioni e analisi del nostro tempo puntuali e precise, capaci di insinuare dubbi che possano smuovere la mente. Morin sfrutta la sua esperienza di filosofo e sociologo, coniugandola a quello che la vita gli ha insegnato in novantanove anni di ‘immersione nel mondo’. È per questo che il libro inizia con un Preambolo dal sottotitolo «Cent’anni di vicissitudini»: Morin è testimone dell’epidemia di influenza spagnola, di cui, ricorda, è quasi morto. Adesso, quasi cent’anni dopo, «Il Coronavirus viene a ripropormi l’appuntamento rimandato al momento della mia nascita». Ben presto si passa a quello che è il nucleo centrale del libro, da cui proviene appunto il sottotitolo: «Le 15 lezioni del Coronavirus»: l’obiettivo di Morin è quello di formulare pensieri critici a partire da riflessioni legate a quella che chiama «l’esperienza del confinamento». Cosa ci ha insegnato il lockdown? Cosa abbiamo imparato in questi mesi? Possiamo trasformare quello che è stato un periodo buio, di dolore e morte, in un momento per fermarci a riflettere e ripartire, cambiando strada? Morin tenta di interpretare il presente e di guardare al futuro, per provare ad immaginare cosa ci aspetta. E può farlo solo interrogandosi e interrogando il buio, scandagliandolo nel profondo, per tirar fuori la luce. «Il post-Coronavirus è inquietante tanto quanto la crisi stessa. Potrebbe essere sia apocalittico che portatore di speranza. Molti condividono la sensazione che il mondo di domani sarà quello di ieri. Ma quale sarà? (…) L’avvenire imprevedibile è oggi in gestazione.»
Quello che verrà, domani, dipende da cosa siamo capaci di pianificare, oggi. E possiamo pianificare davvero, in maniera precisa e assennata, solo conservando la memoria di ciò che è successo. Intervistato da Repubblica, Morin ha detto: «Non si può conoscere l’imprevedibile, ma se ne può prevedere l’eventualità. La vita è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso isole di certezze. Anche se celata o rimossa, l’incertezza accompagna la grande avventura dell’umanità, ogni storia nazionale, ogni vita individuale. Facciamo tutti parte di questa avventura, piena di ignoranza, ignoto, follia, ragione, mistero, sogni.» (1) L’indice dell’opera, disponibile qui (2) descrive il viaggio sociologico intrapreso da Morin, che tocca sponde vicine («Lezione sulla condizione umana»: «La convinzione che il progresso tecno-economico costituisca di per sé il Progresso umano e che la libera concorrenza e la crescita economica siano le condizioni primarie del benessere sociale continua a guidare il mondo occidentale e provoca il delirio euforico del transumanesimo» ) e lontane («Lezione sulla crisi dell’Europa»: «Sotto lo choc dell’epidemia, l’UE si è frantumata in pezzi nazionali. In un accesso di febbre sovranità, ogni Stato si è ripiegato su se stesso» e ancora «Se dell’UE non resta che lo scheletro, un risveglio di solidarietà e una politica ecologica comune non potrebbero forse darle un po’ di corpo?»). Molto frequentemente fra le pagine compare la parola «crisi» (sulla quale Morin ha riflettuto in «Sur la crise», Flammarion, Paris 2020) utilizzata nel suo senso etimologico di rottura. «Una crisi» scrive Morin «si manifesta attraverso il collasso delle regole di un sistema». «La crisi della società distrugge certezze e provoca la contestazione di ciò che sembrava incontestabile». Alla crisi come momento vissuto dalla collettività segue un momento in cui si sviluppano, dice Morin, «due processi contraddittori». Da un lato, la crisi stimola la creatività «nella ricerca di nuove soluzioni», mirando al futuro in senso migliorativo; dall’altro si ricerca il ritorno «a una passata stabilità». Questo libro è frutto di una creatività stimolata che si mette al servizio dell’umanità, per proporre il cambiamento. Nell’ultima sezione, «3. Cambiare strada» Morin enuclea le sue proposte, volte tutte alla ricerca di una «nuova Via». Questa nuova Via, impostaci dall’inedita crisi che viviamo, è guidata dal «bisogno di rigenerare la politica». Morin è molto pratico e diretto, e ce la descrive così. «La nuova Via comporta:
Un libro interessante e complesso, di vera storia delle idee, utile per dare un senso al presente e guardare, con fiducia e serietà, al futuro. Info sul libro
Disponibile qui: http://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/edgar-morin/cambiamo-strada-9788832852639-3298.html Ringrazio l’ufficio stampa della casa editrice per la copia del libro. Note
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