Il titolo del nuovo romanzo di Claudio Panzavolta edito Rizzoli deriva dalla frase posta in esergo, firmata da Alice Munro in «La vista da Castle Rock»: «Al passato si deve tornare da lontano.» Quello di Munro è un libro pubblicato in Italia da Einaudi tredici anni fa, circa trecento pagine in cui l’autrice ricostruisce le vicende che hanno coinvolto un ramo della sua famiglia, scavando fra archivi e ricordi, e partendo, per l’appunto, da lontano. Perchè per avvicinarsi al passato senza farsi male - senza fare male al cuore - serve un punto di vista che garantisca straniamento, che renda le figure più nitide, ridefinendole nel loro contesto. Come Munro, Panzavolta decide di trasformare una storia di famiglia in un romanzo, in una commistione equilibrata ed elegante di elementi reali ed inventati, prendendosi spazio e tempo per approfondire e caratterizzare con cura ed estremo garbo i suoi personaggi, che poi sono i suoi parenti, i suoi affetti. Ed ecco che ci troviamo di fronte ad un libro che è, dunque, la storia della famiglia dell'autore, una storia semplice raccontata «per» ricordi, frammenti, schegge (l’idea dell’autore, a quanto leggo, era quella di creare una struttura di racconti leggibili anche singolarmente) provenienti da un tempo lontano che non smette però di parlarci. «Ricordo di Anita numero uno», poi numero due, numero tre, fino al numero diciotto: una vita raccontata in istanti, una matassa sbrogliata nella sua densità, vent’anni racchiusi fra le pagine, affidati alla penna. Una vita: la vita di Anita. Anita nel 1944 è una bambina. Vive in Romagna con la sua famiglia, e sa che fuori c’è la guerra. Ha una sorella, Edda, un padre, Armando, e una mamma, Teresa. Seguiamo le vicende di questa famiglia per vent’anni, attraverso la narrazione di Panzavolta, sempre genuina, calda ed accogliente. Sono uomini e donne semplici, immersi in un mondo dinamico, in perenne movimento, coinvolti nelle loro fatiche e tribolazioni quotidiane frammentate dal conflitto mondiale in cui sono trascinati, come in un terribile vortice. Un vortice di esperienze dolorose e di grandi sofferenze, come il momento in cui Anita vede sua madre portata via dai fascisti. «Mamma!» gridò, mentre le braccia nerborute dei due fascisti la trascinavano fuori. Fu allora che Teresa si accorse della sua presenza. «Anita!» strillò; nel farlo tentò di alzarsi dalla sedia, ma il gerarca la rimise al proprio posto. Vuol volare via, Anita, per resistere al dolore che le toglie il fiato. «Le lacrime le annebbiarono la vista. Serrando gli occhi recitò la filastrocca inventata due giorni prima: «Polvere sui tetti, due conigli nella stia. Anita fa un bel salto e vola via» pispigliò». Assieme alla mamma, Anita perde anche suo zio, convinto partigiano, fiero comunista, uomo coraggioso: «Il paradiso di cui i preti fantasticano tanto lo creeremo qui, perdio, sulla Terra! È questo il comunismo, Anita. Vivere insieme, condividere ogni cosa, aiutarsi, senza servi né padroni – solo compagni. Ecco perché sono scappato sui monti, ecco perché tra una settimana, quando mi sarò rimesso, tornerò dai miei compagni, a sparare ai crucchi e ai fascisti.» (Ho sottolineato questo passo per la sua vivacità, per il tono cristallino e sincero delle parole, perchè sono convinta che fare memoria significhi diffondere la bellezza che animava i sogni di chi ci ha preceduto.) Quella di Anita è una storia vera, verissima: Panzavolta scrive che «l’idea di questo romanzo ha preso forma a partire da una serie di interviste che ho fatto alla mia nonna materna, registrandole a distanza (..) Ore e ore di domande e risposte, nel tentativo di ricomporre il racconto frammentato e disordinato di una vita semplice ma al tempo stesso ricca di episodi, coincidenze e aneddoti contraddistinti da un potenziale narrativo incredibile. Quelle registrazioni le ho ascoltate e riascoltate, cercando di farle mie: sono il materiale grezzo da cui sono partito, la voce che i ricordi di Anita aspirano a restituire nella sua autenticità e immediatezza.» Una storia vera, verissima, che sgorga veloce e colorata da un dono inestimabile, quello che Nonna Magda fa a suo nipote Claudio. Un dialogo che recupera con dolcezza il filo della memoria, un raccontarsi senza filtri, mettendosi a nudo, e facendo dono dei propri ricordi. «L’oggetto della mia ricerca è sempre lo stesso: la storia dei sentimenti e non della guerra in quanto tale. Cosa pensavano queste persone? Che cosa volevano? Quali erano le loro gioie? E le loro paure? E che cosa ricordano?”». Questo non è un romanzo che parla solo di guerra. È un romanzo che parla di vita, e di riconquiste, di nuovi inizi. Il padre di Anita a guerra finita fa ritorno in Italia in bici: era stato in Germania, dove «lo avevano messo in un campo di lavoro. A dormire stavano dentro delle baracche, come in un lager, e di giorno i tedeschi li portavano fuori, per accompagnarli alle fabbriche.» È il racconto trasparente, questo, di un incontro d’amore: «Ti dicevo che sulle prime non l’ho riconosciuto, ma poi ho cominciato a tremare. Ero contenta, ma c’avevo anche un po’ di paura.» «All’inizio degli anni Cinquanta il babbo aveva cominciato a lavorare per la Sae, la Società anonima elettrificazione.» Anita e la sua famiglia voltano pagina e provano a ripartire. Panzavolta racconta un mondo che cambia, corre, si esibisce in spettacolari giravolte, si trasforma: è il ritratto vero, genuino, dell'Italia ("una storia italiana" recita d'altronde il sottotitolo) dalla Seconda Guerra Mondiale al faticosissimo miracolo economico. Anni di «tensioni politiche, scoperte scientifiche, conquiste civili, esplosione del jazz e cronache del jet set» raccontati attraverso mappe e splendide foto concesse all'autore dalla sua famiglia. Un libro ricchissimo, denso, interessante e coinvolgente: un album di famiglia da sfogliare con dolcezza che è un grandioso abbraccio ospitale e autentico, per immergersi in un tempo lontano-ma-non-troppo attraverso i ricordi di una "ragazza del secolo scorso". Claudio Panzavolta è nato a Faenza nel 1982. Dopo essersi laureato in Storia, ha studiato Sceneggiatura cinematografica e televisiva. Vive a Venezia, dove lavora come editor per la casa editrice Marsilio... Sul libro
Grazie a Io resto qui a leggere per aver organizzato il RP di questo libro e a Rizzoli per la copia digitale fornita in anteprima.
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