Una dolorosa storia di diritti (negati), di (in)giustizia e di coraggio. Un bel libro necessario per riflettere e raccontare ancora. Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi va in palestra, poi a cena dai genitori, quindi esce con la sua cagnetta Micky e un amico. Una sera come tante, che però finisce male. Stefano con sé ha della droga e viene arrestato. E a casa non ci torna mai più. Quella che ha portato alla sua morte è una vicenda terribile, che Andrea Franzoso e Ilaria Cucchi ripercorrono passo dopo passo: la notte dell’arresto, la prigione, la morte, i depistaggi e la durissima battaglia giudiziaria. Ogni tappa del racconto apre a un approfondimento: sui nostri diritti, sul sistema carcerario, sul ruolo delle forze dell’ordine, sui tribunali. I fatti che hanno coinvolto Stefano diventano una storia che ci riguarda, una grande lezione di giustizia e di educazione civica, potente e necessaria perché tutti noi potremmo essere Stefano, e perché ciò che è accaduto a lui ci offende tutti. C’è il corpo di questo ragazzo che ci interroga, al centro di questo libro, un corpo martoriato che chiede giustizia ed esige l’attenzione di tutti. Lo vediamo nelle fotografie che la coraggiosa sorella Ilaria ha chiesto di scattare durante la vestizione prima del funerale. “Faccia scattare fotografie durante l’autopsia. Occorre poter dimostrare tutto ciò che ha visto. Negheranno ogni cosa. Sosterranno che stava male già da prima e che è morto di malattia. O di droga”, le aveva suggerito l'avvocato Fabio Anselmo durante il loro primo colloquio telefonico. Parlare di quel corpo, della sua storia di vita e di violenza, significa prendersene cura; urlare la sua dolorosa verità, adesso che c’è, dopo infiniti anni di processi (nel novembre 2019 è arrivata la condanna in primo grado per i carabinieri Di Bernardo e D'Alessandro, "omicidio preterintenzionale") vuol dire compiere un gesto politico di riconoscenza e amore. Andrea Franzoso e Ilaria Cucchi raccontano la storia di Stefano, una lezione di giustizia, in un libro pubblicato da Fabbri nel maggio scorso (età di lettura: 12 anni). Ricostruiscono con grande chiarezza una vicenda travagliata, consegnando ai lettori un testo completo, esaustivo, dettagliato, di facile lettura, suddiviso in 22 capitoli arricchiti da documenti processuali e schede tecniche (L’arresto, Le fasi del procedimento penale, La droga secondo la legge…), adatto soprattutto ad un lavoro di riflessione collettivo nelle scuole. Quando Stefano Cucchi è stato ucciso io avevo sette anni. Mia sorella, invece, solo quattro. Mio fratello più piccolo tre mesi. Molti di noi non sanno, troppi non ricordano. Eppure accudire questa lezione di giustizia è ancora (sempre sarà) di vitale importanza: alla luce delle ultime terribili pagine di cronaca che ancora ci parlano di violenza nei confronti di detenuti, appare più che mai necessario instaurare un dialogo collettivo sul rispetto dei diritti essenziali dell’essere umano in carcere. Questo libro è un ottimo punto di partenza per l’esercizio ermeneutico del dibattito. Parliamone con i ragazzi, per provare a riflettere insieme e a costruire una società giusta in cui i diritti di tutti vengano rispettati, in ogni momento, in ogni condizione; condanniamo la violenza, sempre: gridiamolo al mondo, esplicitiamolo, è necessario. Stefano non ‘se lo meritava’, non ‘se l’è cercata’, non 'lo ha ucciso la droga' (capitolo 18, riferimento alle dichiarazioni di Carlo Giovanardi, allora esponente del governo "La droga ha devastato la sua vita"): era un ragazzo, aveva diritto alla vita, come me, come tutti. Ilaria, sorella di Stefano, l'ha detto chiaramente: molti pensano che la morte di una persona che vale poco abbia meno importanza. Ma l'errore è proprio questo: credere che alcune persone valgano meno di altre. E ancora, dietro a "un drogato" ci sono tutte le difficoltà e le debolezze che hanno portato quel ragazzo a frequentare le persone sbagliate. (Quanto bisogno abbiamo di parlare di questo? Delle debolezze, delle fragilità dell'altro, del rispetto che esigono.) Ecco, raccontiamo anche il luminoso coraggio di sua sorella Ilaria, che pure dopo lunghi anni di battaglie infinite non ha perso fiducia nella giustizia, e supportata dall'avvocato Fabio Anselmo ancora va avanti, indomita. D'altronde, ha scritto Pietro Calamandrei (in esergo): “Per trovare giustizia bisogna esserle fedeli: essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto in chi ci crede”. Sono molto grata a Ilaria Cucchi e a Andrea Franzoso, sempre puntuale, diretto, serio e rigoroso nella scrittura di libri per giovanissimi, per aver pubblicato questo testo fondamentale. Come ha scritto il disegnatore Makkox in copertina, "È capitato a lui ma poteva (può ancora?) capitare a chiunque". Stefano, cittadino italiano, è fratello nostro. Ricordiamolo sempre. CARATTERISTICHE
https://fabbrieditori.rizzolilibri.it/libri/stefano-una-lezione-di-giustizia/ Ringrazio Andrea Franzoso per la copia inviatami.
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